giovedì 11 aprile 2013

LEZIONI D'AMORE (3) Tassonomia e sentimenti


Siete di passaggio in una via che percorrete spesso, piove e siete senza ombrello. Vi riparate sotto una tettoia e vi accorgete che c'è, in una stradina, un negozio di giornali che non avevate mai notato. Entrate per guadagnare tempo all'asciutto e, per educazione, vi comprate una rivista. Non ci sono altri clienti, l'edicolante vi sorride e iniziate a chiacchierare.
  Qualche giorno dopo passate dalla stessa via, quindi decidete di comprare il giornale nello stesso posto; ci sono clienti, ma il negoziante trova il modo di rivolgervi, comunque, delle parole cordiali. Uscite sorridendo.
   La settimana successiva siete non troppo lontani (ma neanche abbastanza vicini) al negozio e decidete di allungare il giro appositamente per comprare da lì il giornale, sebbene superiate ben due edicole.
  In breve, vi recate ogni giorno in quell'edicola, dove vi fermate sempre per parlare con il/la titolare, il/la quale mette da parte per voi il giornale, sapendo che passerete a ritirarlo, fosse anche a distanza di giorni. Ogni volta vi trattenete piacevolmente insieme; spesso vi recate al bar per prolungare quel momento e fate a gara per chi deve pagare le consumazioni.

Un bel giorno, però, entrate nel negozio e l'edicolante è accigliato, ricambia il saluto al vostro terzo tentativo e quando voi gli chiedete per quale motivo sia contrariato, vi rivolge parole sgarbate.
  Rimanete straniti e confusi, ripercorrete rapidamente gli ultimi incontri per individuare una eventuale mancanza da parte vostra, ma niente. Siete sicuri che vi siete lasciati più che bene, che da parte vostra non vi è stato alcunché possa giustificare un simile atteggiamento.
  Allora chiedete il giornale per poter elaborare la forma migliore per domandare spiegazioni; sennoncché  "il giornale è finito". A questo punto candidamente chiedete perché non l'abbia messo da parte come al solito e colui/colei sbotta: "Eh, ma mica abbiamo fatto l'abbonamento!".
-"Scusa, ma gli altri giorni lo hai sempre messo da parte, sai bene che passo sempre a ritirare la copia, anche a distanza di giorni, pagando tutto il conto regolarmente...".
  Inutile, a qulunque obiezione l'edicolante replica: "Eh, ma mica abbiamo fatto l'abbonamento!".

Secondo voi, chi ha ragione?

In un tribunale la soluzione sarebbe a favore del cliente: il diritto parla in tal senso di fatti concludenti che ingenerano nella parte (ma anche nei terzi) il convincimento o il legittimo affidamento che il soggetto agente continuerà ad osservare, a parità di condizioni e in assenza di giustificati motivi, il medesimo comportamento tenuto sino a quel momento.

Ovviamente nel campo delle relazioni umane risposte diverse sarebbero ugualmente valide, ma cambierebbe la domanda.
  È così importante dare una definizione delle relazioni? Ciò che (ci) definisce sono le azioni, non le etichette.
  Una relazione è un organismo vivo, mutevole, in costante evoluzione, si sostanzia in mille gesti, dipende dall'interazione delle dinamiche che ciascun soggetto coinvolto determina.

Tornando all'esempio, formalizzare un accordo avrebbe fatto la differenza? Voi, nei panni del cliente come reagireste? Come vi spieghereste l'accaduto? Pensereste che da parte dell'edicolante ci sia stata mala fede dall'inizio del rapporto? Che è subentrato qualcosa che vi sta tacendo? Mettereste in discussione voi stessi? Pensereste che si tratta di un banale pretesto da parte del negoziante per sfilarsi da un'amicizia che non vuole più, nonostante, di fatto, egli/lei ne ricavasse un vantaggio? Cambiereste immediatamente edicola senza cercare spiegazioni?

Quanto a me, se fossi nei panni del cliente, non saprei cosa pensare né cosa fare. Condivido, tuttavia, la riflessione dello scrittore (e combattente insignito della medaglia al merito del valor militare) Jan Dobraczyński:

Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere per poterle capire?  

(Dobraczynski, Lettere di Nicodemo)

martedì 9 aprile 2013

LEZIONI D'AMORE (2) Se tieni le scarpe mentre fai l'amore non vale

Sono bersagliati da lazzi e battute di ogni genere coloro che indossano i calzini a letto (uomini) o gambaletti/calzettoni (donne), eppure sono semplicemente freddolosi o imbranati. Diffiderei, invece, di quelli che si tengono le scarpe, perché costoro rivelano un desiderio di fuga che può concretizzarsi nel momento più inatteso.
  Si potrà obiettare che non togliersi le scarpe prima di un rapporto può dipendere dalla carica di passione che l'amante porta in sé, ma io rispondo "no": eccezion fatta per la seduzione che precede l'atto, quando si fa l'amore si deve cercare l'anima dell'altro. Una ricerca che si fa scalzi, per non calpestare le altrui fragilità. E, in caso di delitto, per poter risalire al colpevole attraverso le impronte.

Quest'anima non è un albergo
(rattodisabina profilo twitter)