sabato 26 ottobre 2013

L'ABBANDONO (3): il delirio amoroso.

Quanto è il record di sopravvivenza sotto le macerie del cuore?
Sinestesia locale (utente twitter @liValeTuTTi)
"Guernica" 1937 (Pablo Picasso)
Può sembrare eccessivo accostare il capolavoro di Picasso con una situazione sentimentale, ma questa fase corrisponde al momento in cui si ha la guerra dentro: tutto è deflagrato, in disordine; non ci si raccapezza più, perché niente (ma proprio niente) è "a posto", cioè dove dovrebbe essere.
  Ci si sente scomposti in mille pezzi, disarticolati, con la mente che vaga fermandosi ora su un particolare minuscolo ora sulle grandi categorie concettuali o, altrimenti, spazia nel vuoto. Si è assenti, distratti, catatonici o ipereccitati.
  È il momento in cui si compiono, con estrema solennità, delle clamorose cazzate, di cui ci si pentirà mille volte: sms terribili e patetici nel cuore della notte, improvvisate, pedinamenti, scenate, pianti, minacce, urla, suppliche e una vasta gamma di umiliazioni di cui non ci saremmo MAI creduti capaci.

Neanche questo è il momento più difficile, fa male (certo che sì) e se qualcuno ci avvertisse non ci crederemmo, pensando che non si possa soffrire più di come stiamo già facendo, eppure... il peggio deve ancora arrivare. Alé!

mercoledì 16 ottobre 2013

L'ABBANDONO (2): la negazione.

Certi "no" dovrebbero avere quella chiarezza primordiale che ti fa afferrare subito il concetto.
Utente twitter Fleur @LesFleursduMar
Ci sono regioni del mio cuore in cui la realtà non è mai entrata.
(Anonimo)
Quando finisce una storia non c'è la scritta THE END da nessuna parte, la musica è sbagliata e tu non sai nemmeno se sei attore o spettatore.

Utente twitter Alberto Sorge @albertosorge
Ho inserito questo video tratto dall'irresistibile commedia "È ricca, la sposo e l'ammazzo", perché non conosco nessun altro esempio di negazione ostinata della realtà espressa in modo altrettanto efficace, e la negazione della realtà è tipica da parte di chi è stato appena abbandonato. 
  L'innamorato respinto, comunemente, vive un momento autistico, di disconnessione dall'esterno; ha una percezione totalmente alterata di ciò che lo circonda. Sicché, per quanto il quadro della situazione sia chiaro, interpreta parole, azioni, omissioni e assenze del partner secondo i suoi desideri, fornendo per ciascun dettaglio fantasiose giustificazioni. 
  Lui/lei dice: "non ti amo" e l'altro interpreta: "mi dice così per ferirmi, non lo pensa veramente..."; il partner è già oltre la porta con le valigie in mano e l'abbandonato/a si racconta che è solo un bluff; amici e parenti si sgolano a forza di ripetere che è proprio come sembra, lui/lei annuisce e in cuor suo immagina la solita scena che Hollywood ci ha propinato in milioni di salse, cioè l'altro, in lacrime, che torna, urlando al mondo amore e pentimento e fornisce una spiegazione del suo comportamento apparentemente crudele, della serie che fosse stato rapito dagli alieni che gli avevano inserito un microchip attraverso cui gli facevano dire e fare cose contro la sua volontà...

È così. Credo che sia una forma di protezione della nostra mente che differisce il momento della consapevolezza per attutire un dolore che, altrimenti, sarebbe troppo forte; infatti è una fase che può durare meno di un'ora, giorni, settimane o molti mesi. 
  Questo dipende da diversi fattori, in particolare dall'intensità del legame, ma, ancor di più, dal comportamento tenuto dalla controparte. Se chi ha il ruolo attivo si assume le sue responsabilità, è coerente, fermo nelle sue posizioni, onesto ed esplicito la ferita si rimarginerà più in fretta; al contrario, se costui/costei inizia a traccheggiare, a dare adito a false speranze, a nascondersi dietro i "non lo so", i "ci devo pensare, ho bisogno di tempo", lì inizia una lenta agonia. 
  Non credo ci sia qualcosa di più crudele degli andirivieni, del continuare ad avere contatti sessuali in senso lato, telefonate e persino carinerie (ormai incongrue), approfittando della cedevolezza di chi, in quel momento, è vulnerabile! Una cattiveria gratuita che nasce dall'egoismo.  
  È evidente che chi lascia non si trova in una posizione facile: a meno che non sia una bestia, avrà un senso di colpa e comunque sarà lusingato dalle attenzioni l'altro dedica a pioggia, nella speranza di un recupero nei tempi supplementari; però, bisogna non far finta di capire che l'altro si illude. E soffre.

Purtroppo è un momento di merda (non ci provo nemmeno a formulare perifrasi)!
  Occorre aspettare le fasi successive, le quali, benché ugualmente dolorose, passo dopo passo, ci fanno avvicinare al momento della ritrovata tranquillità.

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Qui di seguito la trascrizione del dialogo tra il "povero" Henry e il suo commercialista:


Beckett: Dunque mi ascolti molto attentamente, la prego. Vede: quando si hanno dei capitali dai quali si può trarre... [Henry gli porge un assegno] ...no, no, di quell'assegno ce ne occuperemo dopo, signor Graham, mi rendo conto del problema. Io sto cercando di spiegarle delle cose che sono terribilmente importanti. Quando in un mese o in un anno spendiamo di più della nostra rendita siamo costretti ad intaccare il capitale, e al limite esaurire il capitale e naturalmente di conseguenza la rendita. Lei capisce vero?
Henry: Signor Beckett, quest'assegno dev'essere pagato.
Beckett: Signor Graham, sto cercando...
Henry: Immediatamente.
Beckett: ...sto cercando di spiegarle che non è possibile pagare quell'assegno, perché le sue spese sono andate al di là del suo reddito al punto che lei ha esaurito il suo capitale. Ora lei non ha capitale e niente rendita, e quindi niente fondi per l'assegno. Capisce?
Henry: Non mi tratti come se fossi un bambino, signor Beckett.
Beckett: No guardi che...
Henry: Io so benissimo che cosa significa non avere capitali quanto lei.
Beckett: Bene, bene.
Henry: Allora? Come la mettiamo con questo assegno?
Beckett: [disorientato] Ma lei è sicuro di rendersi davvero conto di cosa significa la parola "capitale", signor Graham? Vede: lei ha esaurito il capitale. Non posso coprire l'assegno perché l'assegno è di 6.000 dollari, e lei non ha 6.000 dollari, anzi in realtà lei non ha neanche 60 dollari.
Henry: Venga al punto, Beckett!
Beckett: [allibito] ...il punto signor Graham è che lei non ha più un soldo. Il capitale e la rendita sono esauriti, e quindi lei non ha più un soldo. Vorrei dirglielo con un termine adatto, vediamo un po': la liquidità, i fondi, il contante... non ha capitale, non ha reddito... no, non ci sono altri termini, insomma non ha più un soldo. Non c'è altro modo di dirglielo.
Henry: Vuol dire che non ho più un soldo?
Beckett: ...sì, esattamente, lei non ha più un soldo.
Henry: E le mie azioni? Le mie A, T&T, le mie General Motors?
Beckett: Sì, lo so...
Henry: Ho anche un mucchio di Pits!
Beckett: Sì sì, so anche delle Cameral & Pits, ma lasci che le mostri una cosa. Signor Graham, vede, io sono stato costretto ad un certo punto a vendere diverse azioni ogni anno, allo scopo di coprire gli assegni che lei mi mandava.
Henry: E chi le ha dato il diritto di farlo?!
Beckett: È stato lei.
Henry: Niente affatto!
Beckett: Sì invece! Vede: quindici anni fa quando lei mi ha detto che voleva vivere spendendo 200.000 dollari l'anno, nonostante il fatto che la rendita del suo capitale fosse solo di 90.000, io ho dovuto...
Henry: Non cambiamo argomento. Questo assegno deve essere pagato. Si rende conto che questo assegno è stato respinto, signor Beckett, dico respinto, come se io fossi nullatenente!
Beckett: Sì, mi rendo conto che l'assegno è stato respinto. Non è il primo assegno che lei fa respingere, signor Graham. Io personalmente ho fatto fronte a tre suoi scoperti recentemente per l'ammontare... ecco vorrei farle vedere questo assegno di 550 dollari. Questi sono soldi miei, non fondi dello studio, ma è una linea di condotta che non intendo affatto seguire nel futuro.
Henry: E chi le ha dato il diritto di farlo?
Beckett: Beh ma è stato lei, signor Graham. Lei...
Henry: Intende dire che mi ha ridotto a dover dare io a lei 550 dollari?
Beckett: Oh no no no no no, la prego non lo ritenga un prestito, signor Graham, le assicuro che non ho più speranze di riprenderli di quante ne abbia lei di procurarseli.
Henry: Beh la ringrazio molto, signor Beckett, però mi permetta di dirle che, se lei si aspettava da me un minimo di gratitudine, ha sciupato 550 dollari dell'onerosa parcella che le pago per i magri servigi che lei mi rende!
Beckett: ...signor Graham, vorrei tanto riuscire a farle capire una cosa. Io le ho dato 550 dollari dai miei fondi personali per una sola ragione: essendomi lei cordialmente antipatico volevo essere assolutamente sicuro di poter assistere al suo crollo finanziario assolvendo completamente me stesso da qualsiasi responsabilità in proposito, e 550 dollari li trovo una somma molto ben spesa per avere la coscienza di non avere avuto assolutamente nulla a che fare con il suo crollo finanziario. Lei si è completamente rovinato con le sue mani, ha fatto tutto da solo.
Henry: Allora adesso non le converrebbe darmi altri 6.000 dollari e assicurarsi a vita contro questo complesso di colpa?
Beckett: ...lei è impagabile.

sabato 12 ottobre 2013

L'ABBANDONO. Quando arriva il colpo.

...pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.

Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.

Wyston Hugh AUDEN (trad. Gilberto Forte)
Dipinto "Never morning wore to evening but some heart did break" di Walter LANGLEY (1894)
Pur nella sua sobrietà, compostezza, luce, gamma di colori chiari è incredibile come questo dipinto sappia essere maleducato. Chi lo osserva sente l'imbarazzo dell'estraneo che si trova, involontariamente, ad assistere ad un momento di grande intimità, qualcosa che appartiene alla privacy di una persona: il dolore, la sofferenza, momenti di massima nudità dell'anima.
  Ci sembra quasi di ascoltare i singhiozzi della giovane, mentre tutto intorno è tranquillo, al solito. Quando il cielo ci è appena caduto sulla testa, vorremmo che il creato ci usasse la delicatezza di partecipare al nostro stato d'animo con un po' di cattivo tempo, una personale quaresima; invece no. Sicché fa quasi male l'indifferenza di questo cielo sereno, di questo mare piatto ed una temperatura che possiamo immaginare mite!

Il titolo del dipinto è la citazione di un lungo poema "In memoriam" dello scrittore Lord Alfred Tennyson (1809-1892), un classico della letteratura inglese, di cui non mi risultano traduzioni in italiano in rete; in questi memorabili versi è sublimata la sofferenza dell'innamorato che ha perso il suo amato. Specificamente nella frase completa da cui sono state estrapolate le parole che costituiscono il titolo del dipinto, l'autore si lamenta per i commenti di coloro che cercano di consolarlo, i quali non fanno altro che inasprire la sua pena, poiché, in qualche modo, sminuiscono il suo lutto e, di conseguenza, il suo amore. Nei versi successivi Tennyson inveisce contro coloro che gli ripetono che è "qualcosa di ordinario, comune, un'esperienza da cui tutti passano...". Egli replica a costoro che, se è vero che ci passano tutti, è ancora più difficile da capire; in ogni caso il fatto che sia un'esperienza comune non diminuisce il dolore e non la rende meno importante e significante (*).
  Purtroppo questo non è neanche il momento peggiore per chi, improvvisamente, perde colui che ama, infatti la sorpresa e le forti emozioni creano una specie di ottundimento dei sensi e della mente; in una certa misura, si crea una specie di schermo tra il sé e la fonte del dolore. Quando poi passa la prima impressione e si acquista l'esatta cognizione del dolore, ci si trova faccia a faccia con il nemico. Ma questo merita un post a parte.

(continua)
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* Uso di proposito il termine significante, al posto dell'aggettivo significativo. Significante è tutto ciò che fonda il senso, non rimanda ad un altro elemento concettualmente distinto, è l'ubi consistam.

domenica 6 ottobre 2013

Portami via

L'affetto si misura in "Dove sei?" e in "Vengo a prenderti". La mancanza è un'invenzione di chi non sa scegliere.
AlbertoSorge ‏@albertosorge

Diffidate dagli uomini che promettono, quelli veri vengono a prendervi e vi portano via. 
jake@jakelam79

Dipinto "Love is in the air" ( Raymond LEECH)

Prendi il mio cuore e portalo lontano,
dove nessuno ci conosce,
dove il tempo non esiste,
dove possiamo incontrarci senza età e ricordi,
senza passato.
Con una luce che nasce all'orizzonte
e un domani sereno e silenzioso. 
(Anonimo **)

Portami con te dove
il tempo non ha età,
dove la mancanza non esiste,
dove nasce sempre il sole
e non vi è tramonto,
dove la luna ha sconfitto la notte
e la gioia ha estirpato il dolore,
portami con te lì
dove tutto è possibile
anche ricominciare.
 (M.P. *)

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* fonte www.aldamerini.it.
**  Luca Ward legge questi versi come commento della sonoro della telenovela "Cuore selvaggio", ma sono versi famosi, reinterpretati; non è stato possibile risalire all'autore. Saranno benvenuti i suggerimenti.

giovedì 3 ottobre 2013

Amandoti

Facciamo quel gioco dove tu chiudi gli occhi,
io smetto di pensarti,
tu non mi vuoi, 
io non ti cerco,
ma poi ci amiamo.
Utente twitter Jake (@jakelam79)
 
Amarti m'affatica mi svuota dentro

Qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica mi dà malinconia
Che vuoi farci è la vita
È la vita, la mia.
 
Rit.
Amami ancora fallo dolcemente
Un anno, un mese, un'ora: perdutamente.
Amami ancora fallo dolcemente
Solo per un'ora, perdutamente.

Amarti mi consola le notti bianche
Qualcosa che riempie vecchie storie fumanti
Amarti mi consola mi
allegria
Che vuoi farci è la vita
È la vita, la mia.
 
Rit. (x 2)

Amandoti...
Rit. (x2)

Canzone di Gianna Nannini. Scene del video tratte dal film "La vita che vorrei", attori protagonisti Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli.