mercoledì 16 ottobre 2013

L'ABBANDONO (2): la negazione.

Certi "no" dovrebbero avere quella chiarezza primordiale che ti fa afferrare subito il concetto.
Utente twitter Fleur @LesFleursduMar
Ci sono regioni del mio cuore in cui la realtà non è mai entrata.
(Anonimo)
Quando finisce una storia non c'è la scritta THE END da nessuna parte, la musica è sbagliata e tu non sai nemmeno se sei attore o spettatore.

Utente twitter Alberto Sorge @albertosorge
Ho inserito questo video tratto dall'irresistibile commedia "È ricca, la sposo e l'ammazzo", perché non conosco nessun altro esempio di negazione ostinata della realtà espressa in modo altrettanto efficace, e la negazione della realtà è tipica da parte di chi è stato appena abbandonato. 
  L'innamorato respinto, comunemente, vive un momento autistico, di disconnessione dall'esterno; ha una percezione totalmente alterata di ciò che lo circonda. Sicché, per quanto il quadro della situazione sia chiaro, interpreta parole, azioni, omissioni e assenze del partner secondo i suoi desideri, fornendo per ciascun dettaglio fantasiose giustificazioni. 
  Lui/lei dice: "non ti amo" e l'altro interpreta: "mi dice così per ferirmi, non lo pensa veramente..."; il partner è già oltre la porta con le valigie in mano e l'abbandonato/a si racconta che è solo un bluff; amici e parenti si sgolano a forza di ripetere che è proprio come sembra, lui/lei annuisce e in cuor suo immagina la solita scena che Hollywood ci ha propinato in milioni di salse, cioè l'altro, in lacrime, che torna, urlando al mondo amore e pentimento e fornisce una spiegazione del suo comportamento apparentemente crudele, della serie che fosse stato rapito dagli alieni che gli avevano inserito un microchip attraverso cui gli facevano dire e fare cose contro la sua volontà...

È così. Credo che sia una forma di protezione della nostra mente che differisce il momento della consapevolezza per attutire un dolore che, altrimenti, sarebbe troppo forte; infatti è una fase che può durare meno di un'ora, giorni, settimane o molti mesi. 
  Questo dipende da diversi fattori, in particolare dall'intensità del legame, ma, ancor di più, dal comportamento tenuto dalla controparte. Se chi ha il ruolo attivo si assume le sue responsabilità, è coerente, fermo nelle sue posizioni, onesto ed esplicito la ferita si rimarginerà più in fretta; al contrario, se costui/costei inizia a traccheggiare, a dare adito a false speranze, a nascondersi dietro i "non lo so", i "ci devo pensare, ho bisogno di tempo", lì inizia una lenta agonia. 
  Non credo ci sia qualcosa di più crudele degli andirivieni, del continuare ad avere contatti sessuali in senso lato, telefonate e persino carinerie (ormai incongrue), approfittando della cedevolezza di chi, in quel momento, è vulnerabile! Una cattiveria gratuita che nasce dall'egoismo.  
  È evidente che chi lascia non si trova in una posizione facile: a meno che non sia una bestia, avrà un senso di colpa e comunque sarà lusingato dalle attenzioni l'altro dedica a pioggia, nella speranza di un recupero nei tempi supplementari; però, bisogna non far finta di capire che l'altro si illude. E soffre.

Purtroppo è un momento di merda (non ci provo nemmeno a formulare perifrasi)!
  Occorre aspettare le fasi successive, le quali, benché ugualmente dolorose, passo dopo passo, ci fanno avvicinare al momento della ritrovata tranquillità.

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Qui di seguito la trascrizione del dialogo tra il "povero" Henry e il suo commercialista:


Beckett: Dunque mi ascolti molto attentamente, la prego. Vede: quando si hanno dei capitali dai quali si può trarre... [Henry gli porge un assegno] ...no, no, di quell'assegno ce ne occuperemo dopo, signor Graham, mi rendo conto del problema. Io sto cercando di spiegarle delle cose che sono terribilmente importanti. Quando in un mese o in un anno spendiamo di più della nostra rendita siamo costretti ad intaccare il capitale, e al limite esaurire il capitale e naturalmente di conseguenza la rendita. Lei capisce vero?
Henry: Signor Beckett, quest'assegno dev'essere pagato.
Beckett: Signor Graham, sto cercando...
Henry: Immediatamente.
Beckett: ...sto cercando di spiegarle che non è possibile pagare quell'assegno, perché le sue spese sono andate al di là del suo reddito al punto che lei ha esaurito il suo capitale. Ora lei non ha capitale e niente rendita, e quindi niente fondi per l'assegno. Capisce?
Henry: Non mi tratti come se fossi un bambino, signor Beckett.
Beckett: No guardi che...
Henry: Io so benissimo che cosa significa non avere capitali quanto lei.
Beckett: Bene, bene.
Henry: Allora? Come la mettiamo con questo assegno?
Beckett: [disorientato] Ma lei è sicuro di rendersi davvero conto di cosa significa la parola "capitale", signor Graham? Vede: lei ha esaurito il capitale. Non posso coprire l'assegno perché l'assegno è di 6.000 dollari, e lei non ha 6.000 dollari, anzi in realtà lei non ha neanche 60 dollari.
Henry: Venga al punto, Beckett!
Beckett: [allibito] ...il punto signor Graham è che lei non ha più un soldo. Il capitale e la rendita sono esauriti, e quindi lei non ha più un soldo. Vorrei dirglielo con un termine adatto, vediamo un po': la liquidità, i fondi, il contante... non ha capitale, non ha reddito... no, non ci sono altri termini, insomma non ha più un soldo. Non c'è altro modo di dirglielo.
Henry: Vuol dire che non ho più un soldo?
Beckett: ...sì, esattamente, lei non ha più un soldo.
Henry: E le mie azioni? Le mie A, T&T, le mie General Motors?
Beckett: Sì, lo so...
Henry: Ho anche un mucchio di Pits!
Beckett: Sì sì, so anche delle Cameral & Pits, ma lasci che le mostri una cosa. Signor Graham, vede, io sono stato costretto ad un certo punto a vendere diverse azioni ogni anno, allo scopo di coprire gli assegni che lei mi mandava.
Henry: E chi le ha dato il diritto di farlo?!
Beckett: È stato lei.
Henry: Niente affatto!
Beckett: Sì invece! Vede: quindici anni fa quando lei mi ha detto che voleva vivere spendendo 200.000 dollari l'anno, nonostante il fatto che la rendita del suo capitale fosse solo di 90.000, io ho dovuto...
Henry: Non cambiamo argomento. Questo assegno deve essere pagato. Si rende conto che questo assegno è stato respinto, signor Beckett, dico respinto, come se io fossi nullatenente!
Beckett: Sì, mi rendo conto che l'assegno è stato respinto. Non è il primo assegno che lei fa respingere, signor Graham. Io personalmente ho fatto fronte a tre suoi scoperti recentemente per l'ammontare... ecco vorrei farle vedere questo assegno di 550 dollari. Questi sono soldi miei, non fondi dello studio, ma è una linea di condotta che non intendo affatto seguire nel futuro.
Henry: E chi le ha dato il diritto di farlo?
Beckett: Beh ma è stato lei, signor Graham. Lei...
Henry: Intende dire che mi ha ridotto a dover dare io a lei 550 dollari?
Beckett: Oh no no no no no, la prego non lo ritenga un prestito, signor Graham, le assicuro che non ho più speranze di riprenderli di quante ne abbia lei di procurarseli.
Henry: Beh la ringrazio molto, signor Beckett, però mi permetta di dirle che, se lei si aspettava da me un minimo di gratitudine, ha sciupato 550 dollari dell'onerosa parcella che le pago per i magri servigi che lei mi rende!
Beckett: ...signor Graham, vorrei tanto riuscire a farle capire una cosa. Io le ho dato 550 dollari dai miei fondi personali per una sola ragione: essendomi lei cordialmente antipatico volevo essere assolutamente sicuro di poter assistere al suo crollo finanziario assolvendo completamente me stesso da qualsiasi responsabilità in proposito, e 550 dollari li trovo una somma molto ben spesa per avere la coscienza di non avere avuto assolutamente nulla a che fare con il suo crollo finanziario. Lei si è completamente rovinato con le sue mani, ha fatto tutto da solo.
Henry: Allora adesso non le converrebbe darmi altri 6.000 dollari e assicurarsi a vita contro questo complesso di colpa?
Beckett: ...lei è impagabile.

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