È il momento in cui termina la nostra capacità di ingoiare le lacrime e il dolore inizia a tracimare. La spinta della rabbia si è esaurita, i nostri amici ritengono di aver adempiuto alla loro funzione consolatoria e si sono fatti convincere dai nostri "Sto bene!". Siamo soli, a tenerci compagnia non ci sono neanche le illusioni su cui ci siamo cullati per un po'.
Ecco, questa è la fase peggiore. Indubitabilmente.
La sofferenza diventa sorda, costante e scava dentro. Le giornate oscillano tra un "Vaffanculo, morisse!" e "Non posso vivere senza di lui/lei!". Tutto il resto sparisce.
È buio. L'alba sembra essere lontana come in una notte artica.